La parabola che segue è dello Swami Vivekananda, tratta dal discorso che proferì al Parlamento Mondiale delle Religioni, a Chicago, l’11 settembre 1893:
C’era una volta una rana che viveva in un pozzo.
Era lì da tanto tempo.
Era nata in quel pozzo ed era cresciuta fino a diventare una rana adulta che ogni giorno ripuliva l’acqua dai vermi e dai microbi che vi si trovavano.
Vivendo in questo modo, era diventata bella grassa e lustra.
Un bel giorno, una tartaruga, che invece viveva nel mare, passò di lì e cadde nel pozzo.
«Da dove vieni?».
«Dal mare».
«Dal mare? È grande così?» e la ranocchia fece un salto.
«No, amica mia, è molto più grande!».
«Allora è grande così» e la rana fece un altro salto, più grande.
«Amica mia — rispose la tartaruga — come puoi paragonare il mare al tuo piccolo pozzo?».
«Allora dev’essere grande così!» e la rana si mise a saltare da un estremo all’altro del pozzo.
«Che assurdità voler paragonare il mare a un pozzo!».
«No — pensò la ranocchia che abitava il pozzo —, niente può essere più grande del mio pozzo.
Questa tartaruga è una bugiarda: cacciamola via!».
Questo è sempre il lato difficile delle cose.
Io sono un indù; mi accoccolo nel mio piccolo pozzo personale, e credo che il mondo intero sia lì.
Il cristiano si accomoda nel suo piccolo pozzo e anche lui crede che quello sia l’intero universo.
Il musulmano si chiude nel suo piccolo pozzo e anche lui crede che non esista altro al mondo.